Nei giorni tra il 30 agosto e il 2 settembre, un gruppo di coraggiosi è partito dalla comunità Harambée alla volta del Veneto, per intraprendere un viaggio in kayak attraverso la laguna di Venezia.
L’idea alla base del progetto è stata quella di uscire dalla propria zona di comfort, di abbandonare alcune delle proprie sicurezze, utilizzando lo “strumento” dell’Avventura per acquisire nuove competenze pratiche e relazionali utili nella vita di tutti i giorni, senza dimenticare una sana dose di divertimento. Era molto tempo che non veniva offerta ai ragazzi un’attività così “estrema”, perciò l’équipe degli educatori ha fatto la proposta a un gruppo relativamente ristretto che potesse gustarsi appieno l’esperienza e, al contempo, giovarne il più possibile. Quindi Mattia, Jacopo, Ihab, Adil, Anwar e Cristian, ragazzi della comunità, hanno accolto la possibilità con entusiasmo; a loro si è aggiunto Samuel, un amico figlio di una famiglia di volontari di Venaria. Tutti insieme, accompagnati dall’educatore Davide e dal volontario Bruno, hanno iniziato un intenso percorso di avvicinamento che prevedeva l’apprendimento delle tecniche di utilizzo dei kayak e la preparazione del materiale e della logistica per il viaggio.
Il gruppo si è imbarcato a Casier, in provincia di Treviso, e ha navigato due giorni sul fiume Sile, fermandosi per pernottare negli oratori di Casale sul Sile e Portegrandi, dove ha ricevuto un’accoglienza calorosa. È poi sfociato nella laguna veneta, andando per mare verso Burano e Murano, terminando il percorso a Campalto, per un totale di circa 70km di navigazione.
È stata un’esperienza molto intensa: un viaggio che ha permesso a tutti di apprezzare la bellezza del conquistare una meta anche faticando; dello sperimentare nuovi livelli di autonomia personale nella gestione dei tempi, degli spazi e dei materiali appena scoperti, ma anche la necessità di mettere le proprie caratteristiche migliori al servizio di un gruppo eterogeneo, che aveva bisogno dell’apporto di tutti per completare la missione. È stato possibile anche conoscere persone interessanti come Silvia, la custode di Portegrandi che ha donato bomboloni alla crema alle 6:30 del mattino, o Tito, un uomo esperto e stravagante che conosce la laguna come le sue tasche e si batte ogni giorno perché sia pulita e valorizzata.
La parola d’ordine è stata Essenzialità: lo spazio ristretto del kayak imponeva di portare solo lo stretto necessario e di imparare a gestirlo; a parte quelli degli adulti, necessari per la logistica e la sicurezza, non c’erano cellulari o altre apparecchiature; non c’era un letto e un piatto caldo ad aspettare il gruppo all’arrivo di giornata: si dormiva per terra (esperienza nuova per molti) e si cucinava condividendo fornelletti da campeggio. Ogni aspetto, dal bucato alla scelta del menù, è stato condiviso da tutti con il massimo grado di responsabilità possibile, perché, ad esempio, se non si fosse messo il materiale ad asciugare, il giorno dopo si sarebbe ripartiti bagnati. A fine giornata però l’energia era ancora sufficiente per giocare, per confrontarsi e per apprezzare il piacere dello stare insieme. Davvero una bella occasione per sperimentarsi e conoscersi meglio.
Questo ha permesso di imparare tante cose nuove e di focalizzarsi appieno sulle esperienze che sono state vissute, notando meglio i particolari della bellezza naturale che ci circondava (quanti animali!), i cambiamenti di paesaggio e di correnti, così come l’evolversi delle dinamiche relazionali all’interno del gruppo.
Non è stato sempre semplice: la stanchezza era tanta, per capire come ottimizzare la routine giornaliera è stato necessario qualche assestamento e rinunciare alle comodità di casa non è sempre facile. Addirittura c’è stato qualche volo in acqua, sia sul fiume che in mare. Ma è stato proprio nel superare con coesione e tenacia le cose meno facili che il gruppo ha potuto trovare il senso di questa esperienza.
Leggiamo qualche resoconto diretto da parte degli avventurieri:
“Il primo giorno ero contento e non vedevo l’ora di partire. In kayak ho imparato tante cose che mi faranno crescere nella vita. Per me è stata un’esperienza molto bella perché stavamo molto insieme fra di noi e ho imparato ad aiutare i miei compagni. Farò tesoro di quello che abbiamo fatto, perché queste avventure mi interessano molto.”
(Mattia)
“Secondo me molto spesso sono stato disordinato, distratto e potevo aiutare di più il gruppo. A volte per la stanchezza ero un po’ polemico. Ci ho pensato molto i primi giorni quando sono tornato a casa. Gli ultimi giorni di viaggio però sono stato più concentrato ed è andato tutto bene. Mi è piaciuto molto. Mi ha fatto piacere soprattutto la presenza di Davide e Bruno, che sono stati molto di aiuto e divertenti. Abbiamo anche parlato di cose molto serie ed è stato bello.”
(Jacopo)
“Secondo me un’avventura così si dovrebbe provare almeno una volta nella vita, perché mi ha aiutato a concentrarmi sui miei bisogni più intensamente e mi ha fatto capire che per ogni cosa che si fa c’è una conseguenza che può essere positiva o negativa. Il mio ordine è migliorato e sono diventato un po’ più efficiente nel preparare le mie cose. Sono partito con l’idea di una grande avventura e lo è stata, fortunatamente sono riuscito a godermela bene. Le parti più belle sono state quando scattavo e mi ritrovavo molto avanti. Proprio in quel momento si vedevano i cigni passare. Insomma, la bellezza della natura che non notavo e cominciare a vederla era fantastico!”
(Anwar)
“Inizialmente per me sono stati giorni molto duri. Non accettavo il fatto di allontanarmi dalle comodità della vita quotidiana. Ma la mia parte avventurosa e amante della natura mi ha spinto ad essere felice e ad adattarmi. È stato un percorso pieno di insidie, di sicurezza e di bellezza. Mi sono anche ribaltato in mare, ma gli altri mi hanno soccorso e aiutato a risalire in kayak. Ho mantenuto la calma perché so nuotare bene, avevo il giubbotto e non ero solo. Questa esperienza mi ha arricchito molto, ringrazio tutti quelli che erano con me e spero che questa avventura si possa ripetere in futuro.”
(Cristian)
“Secondo me è andata bene, seppur faticosa. Mi è piaciuto perché ho conosciuto di più persone come Samu e abbiamo scoperto di avere tante passioni in comune. Siamo stati un gruppo più unito del solito anche se durante le giornate c’è stato qualche battibecco che si verifica anche in famiglie normali. Ringrazio tutto il gruppo perché ho imparato dagli altri e spero che un pezzo di me sia andato al gruppo.”
(Adil)
“L’esperienza in kayak è stata una sfida per tutto il gruppo, dato che siamo partiti solo con l’essenziale e per quattro giorni abbiamo realizzato tutto con le nostre forze e senza l’aiuto di nessun altro. È stata una sfida fisica per tutta la fatica fatta mentre stavamo navigando ed è stato un momento di raccolta per tutto il gruppo dove abbiamo vissuto molti momenti di scambio e di gioco. Le persone che ci hanno accompagnato in questa esperienza sono state fondamentali, per ogni cosa si poteva contare su di loro voglio ringraziare Bruno, Davide e tutto il gruppo di Harambée per l’avventura che abbiamo passato insieme.”
(Samuel)
Un viaggio che ha insegnato molto a ragazzi e adulti. La speranza è che quest’avventura sia solo l’inizio, che anche il resto del gruppo possa sperimentarsi in esperienze “di frontiera”, per scoprire sempre nuove parti di sé.
Ref. Davide Rago