Circa un mese fa, l’IP Lanino (https://www.cavourvercelli.it/indirizzo-di-studio/servizi-socio-sanitari/), la scuola che frequento, ha organizzato una visita al museo Borgogna di Vercelli per farci ammirare delle opere e guidarci in una esperienza di osservazione e riflessione, che per me è stata estremamente interessante e istruttiva.
Vorrei descrivere le mie impressioni su un quadro esposto, La caccia sfrenata della felicità, un’opera della seconda metà del XIX secolo (https://www.museoborgogna.it/opere/manifattura-reale-di-berlino-copia-su-porcellana-da-henneberg/).
Nel quadro sono rappresentati un uomo a cavallo e, davanti, una donna seminuda che tiene nella mano destra una corona; dietro l’uomo c’è un teschio che rappresenta la morte, sotto i due soggetti si vede un ponte che in prospettiva si restringe.

Sotto la ragazza c’è una sfera che io interpreto come un occhio che esprime i giudizi che noi diamo agli altri e quelli che gli altri hanno di noi, ma allo stesso tempo noi abbiamo verso noi stessi!
In basso, distesa, c’è una donna che il cavallo, nella sua corsa, sta calpestando: questo rappresenta la poca attenzione nella ricerca della bellezza, la mancanza di riguardo verso le altre persone e lo scarso interesse per i danni che si possono infliggere.

La morte, rappresentata dal teschio, è il risultato di questa sfrenata ricerca che alla fine risulta vana: si percepisce chiaramente che l’uomo, da un momento all’altro, verrà fatto inciampare dal teschio e cadrà giù nel baratro, poiché, essendo troppo preso dal raggiungere il suo obiettivo, non si accorge di ciò che gli accade intorno.
Questa mia interpretazione, che non rispecchia l’intenzione dell’autore, è molto legata alla realtà della vita: spesso siamo così concentrati nell’inseguire i nostri obiettivi che non ci curiamo degli altri e non ci accorgiamo di ciò che abbiamo intorno.
Questa esperienza è stata arricchente e ci ha dato l’opportunità di riflettere concretamente, semplicemente partendo da un’opera d’arte. Sarebbe bello avere altre occasioni come questa.
Jacopo Lo Scalzo