Weekend in tenda a Mezzenile: scoprire il ritmo del proprio corpo

Sabato 17 e domenica 18 maggio, alcuni di noi ragazze e ragazzi della CER e un ragazzo del GApp abbiamo trascorso un weekend speciale in un luogo speciale, a Mezzenile (https://www.giuseppereale.it/).

L’idea è partita da Francesco – educatore di Harambée in pensione dallo scorso anno – che conosce Giuseppe Reale, la persona che ci ha ospitati e ci ha proposto delle attività rigeneranti a contatto con la natura che ci hanno dato un aiuto mentale e spirituale, facendoci scoprire e sentire il nostro corpo e la nostra mente in modo nuovo.

Davide ha proposto ad alcuni di noi un’attività che ci avrebbe fatto piacere, un weekend in tenda in montagna vicino al bosco. Qualcuno ha detto di no, qualcuno stava per rifiutare, poi ci ha ripensato. Per fortuna, perché è stata un’esperienza bellissima!

Siamo partiti presto al mattino, quando siamo arrivati, ad accoglierci c’era Giuseppe. Ci siamo presentati con una stretta di mano così intensa che ho sentito la sincerità, ho sentito tutta la forza di una persona che ha costruito il suo carattere.

Ci ha offerto una buonissima colazione, abbiamo assaggiato il ghi (burro chiarificato, n.d.R.) e il miele di loro produzione. Poi abbiamo montato le tende nel giardino e siamo andati nel bosco.

Alcuni andavano a prendere la legna, altri la tagliavano, poi la sera abbiamo acceso il fuoco all’aperto. Ognuno di noi aveva due bigliettini: su uno dovevamo scrivere le cose che non ci piacevano, quelle che volevamo lasciare, sull’altro le cose che vorremmo avere, che desideriamo. Poi abbiamo messo sul fuoco entrambi i biglietti: il primo per eliminare le cose brutte bruciandole, come per depurare, il secondo lo abbiamo bruciato lo stesso e si sono create le scintille che volavano nell’aria con le cose belle, come per farle avverare.

C’era una casetta, ci si arrivava dopo una lunga camminata nel bosco, tutta in salita. Dentro c’erano tappeti e cuscini, abbiamo provato il suono delle campane tibetane, sentivo i brividi. Ho provato il relax puro, una sorta di safe zone, un posto dedicato a te, al corpo e alla mente, la bellissima sensazione di sentire ogni particella di te stesso!

Ho valorizzato corpo e mente, sto provando a dedicare a me stessa e al mio corpo un momento della giornata tutti i giorni, mi faccio delle domande, tipo “Chi sono?” e ringrazio il mio corpo.

Abbiamo anche condiviso pensieri e riflessioni: ognuno ha liberamente detto quello che voleva condividere, ci siamo ringraziati perché eravamo lì, perché potevamo vivere con calma quei momenti speciali. Non ho fatto fatica nelle camminate – ne abbiamo fatta una di quattro ore! – perché non era a chi arrivava prima, c’era lo spirito giusto.

È stato un weekend in cui ci siamo sintonizzati con il nostro corpo e la nostra mente attraverso il lavoro nei boschi, le camminate, la vita nella natura e poi la condivisione e qualche pratica di Mindfulness di base, il tutto all’insegna del rispetto dei propri tempi e delle proprie capacità, della sospensione del giudizio e dell’apertura mentale. È stato molto bello perché i ragazzi hanno davvero accolto l’esperienza con lo spirito giusto e si è creato un clima molto sereno e fertile per le riflessioni su sé stessi e il proprio stare in mezzo agli altri, riferisce Davide, l’educatore che ha accompagnato i ragazzi.

Francesco ha raccontato con queste parole l’esperienza che ha condiviso con noi:

Da lungo tempo conoscevo i ragazzi che sono venuti in montagna ma è stata la prima volta che li ho sentiti esprimersi in questo modo aperto e libero, condividere cose di se stessi, anche intime e profonde.

Il Contatto con il bosco e con la natura e con la disponibilità e l’accoglienza di Giuseppe li ha probabilmente messi nella condizione di sentirsi accettati e accolti per quelli che sono senza giudizio, senza aspettativa senza distorsione. Tutto  ciò si è tradotto anche in nuovi modi di stare insieme, di relazionarsi: più spontanei , più sinceri più vibranti.

Ho visto molta più collaborazione nello scambio relazionale tra i ragazzi e tra i ragazzi e gli  adulti. Ho sentito pochissime lamentele non c’è stato bisogno di fare ramanzine o rimproveri. Inoltre abbiamo fatto una passeggiata pomeridiana che è durata 4 ore senza che nessuno si lamentasse e si lagnasse . Nonostante avessimo previsto tappe intermedie per coloro i quali ci eravamo immaginati che sarebbe stato più in difficoltà, nessuno ha voluto rinunciare a fare la gita completa. Nel percorso in montagna tra i boschi ci ha accompagnato Giairo, il figlio di Giuseppe, che conosceva molto bene l’ambiente e le difficoltà che avremmo potuto incontrare. Inoltre nei giorni che abbiamo trascorso a Mezzenile è stata presente con noi un educatrice, Clementina, che non conosceva i ragazzi, ma che fin da subito ha saputo entrare in contatto con loro in maniera significativa.

Questa è stata un’esperienza che sicuramente dice molto sulla relazione, sul contesto, sulla presenza e sulla vicinanza dell’adulto, un’esperienza che sarebbe bello ripetere ed allargare coinvolgendo degli educatori che operano in comunità attraverso l’individuazione di percorsi pensati e condivisi.


Questo è il feedback che ci arriva da Giuseppe:

Il contesto dedicato all’accoglienza è stato preparato per loro, il setting è stato predisposto con la cura della natura dove si sono espressi e negli ambienti abitativi familiari e quelli dedicati al silenzio ed all’incontro. Osservo che il setting riguarda anche lo stato interiore di accoglienza privo di ogni forma di giudizio verso i ragazzi ed il loro essere.  I ragazzi hanno percepito questa particolare intenzionalità e si sono dimostrati opportuni ed adeguati, indistintamente tutti con intuizioni e percezioni di rilievo sia nelle attività che nei momenti del pranzo e della condivisione sia durante la pratica avviata in uno spazio di silenzio, sia nel rappresentarsi dietro apposite sollecitazioni attente ed amorevoli. I lavori condotti insieme hanno permesso loro di manifestare alcuni bisogni fondamentali: essere visti, essere accolti, essere ascoltati, essere amati per ciò che sono. Si è potuta osservare  la grande apertura dimostrata nel rappresentare la loro esperienza nei diversi momenti trascorsi insieme.

Sara, Zineb, Jacopo, Lorenzo, Mahmoud, Riccardo

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