Sorridere alla vita: intervista a Mamadou

Ho chiuso la videochiamata da un po’, ma mi rimane impresso il sorriso aperto e solare di Mamadou, giovane talento del calcio, da gennaio in forza alla primavera del Cesena.

Penso al ragazzo che è arrivato quasi due anni fa, con l’enorme peso di un viaggio durato anni, costato fatica, lacrime, dolore, morte.

Quel ragazzo ha saputo sempre rialzarsi e ripartire, rimboccarsi le maniche e non sottrarsi all’impegno quotidiano: imparare una lingua nuova, nuove regole e abitudini, la convivenza e la fatica di crescere lontano dalla propria terra e senza una famiglia.

Insieme in gita al mare

Mamadou ha anche saputo ridere e scherzare, scontrarsi e collaborare, ma soprattutto fidarsi degli adulti che gli hanno teso una mano; dopo aver percorso le strade di una vita difficile, ha trovato nel calcio uno strumento per esprimere sè stesso e costruirsi un futuro.

Le sue gambe corrono veloci dietro il pallone, si intrecciano con le traiettorie di altri, scovano spazi e possibilità per passare ad un compagno o per tirare in porta e fare goal. Come nella vita!

Sul campo ad allenarsi

Quelle gambe potenti e scattanti, che lo hanno condotto fin qui, mostrano le cicatrici del viaggio, ma lo hanno portato anche a coronare un sogno: oggi Mamadou vive a Cesena dove può esprimre il suo talento giocando nella squadra della città.

Gli chiedo come va lì, com’è la vita a Cesena.

“Mi sto adattando, piano piano, vivo in un convitto con altri ragazzi, sono tutti italiani e uno è ungherese, sono qui per giocare a calcio. Vengono da famiglie normali e sono qui perchè vogliono giocare a calcio”.

Mi confida che è molto diverso dal GApp, lì ognuno sta nella sua stanza, all’ora dell’allenamento passa a prenderli il pullmino che li porta al campo. Si vedono solo a pranzo e a cena, niente di più. Soffre un po’ di solitudine, ma da quando ha cominciato la scuola, va un po’ meglio. Comunque sente quasi tutti i giorni i ragazzi o gli educatori di Harambée.

“Quando posso, torno a Casale per rivedere i ragazzi e gli educatori della comunità”

“Sono stato bene, a Casale, in Harambée. Gli educatori e gli altri ragazzi mi hanno aiutato, abbiamo fatto tante cose insieme, ho imparato tanto e sono molto grato“.

Parla del suo arrivo: “Quando sono arrivato in Italia, mi hanno mandato in una comunità isolata in campagna, c’erano migranti di trenta anni e più che partivano al mattino per andare a lavorare e tornavano la sera stanchissimi. Io ero solo tutto il giorno, non parlavo con nessuno perchè loro venivano da posti diversi, solo io ero guineano.E non sapevo una parola di italiano. Per fortuna ho incontrato una persona che mi ha dato una speranza, mi è stata vicina come un padre e lo è ancora. Ci sentiamo tutti i giorni”.

“E poi sono arrivato in Harambée, ho avuto la possibilità di imparare tante cose, la lingua per esempio, ho fatto esperienze, mi hanno aiutato a studiare, ho preso la terza media e ho iniziato il liceo linguistico”.

Gli chiedo della nuova scuola, della squadra, del prossimo futuro.

“Adesso faccio la scuola di Cultura e Spettacolo all’Istituto Macrelli di Cesena (http://www.ipscesena.edu.it), ci sono diverse materie, alcune nuove per me, come fotografia. A scuola mi sono fatto degli amici, ma sono più piccoli di me. La squadra è molto strutturata, è una bella società, vogliono fare molte cose, ci sono belle prospettive. Sì, è proprio una bella squadra. Anche la dirigenza è molto buona” conclude molto soddisfatto.

“Finalmente sono riuscito ad ottenere il passaporto della Guinea, così ho un documento valido per poter giocare; sono stato bloccato per un anno perchè il Tribunale dei Minori non decideva e io non potevo giocare. Mi allenavo col Casale, ma poi niente partita. Solo negli ultimi mesi, ne ho fatta qualcuna ed è stato bello, finalmente (https://www.ilmonferrato.it/filmato/dEoTu9hee0C6tDbsG96Dsg/l-emozione-dell-esordio-per-mamadou-balde).

“In futuro voglio ancora impegnarmi, fare bene, riuscire a dimostrare il mio valore e spero di poter ricambiare la fiducia e l’aiuto che ho ricevuto”.

Mamadou è partito che era un bambino, è scappato da una realtà terribile, ha attraversato frontiere e deserti, affrontato la fame, la violenza della guerra e delle persone che si arricchiscono sulla pelle degli altri, ma ha saputo tenere aperto il cuore ed è riuscito a fidarsi e a crescere, anche senza una famiglia; è riuscito a trovare una famiglia nelle persone che gli vogliono bene.

Ora è un giovane uomo che sa sorridere alla vita!

Carolina Schiavone

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