La panchina: “Fatti amare, non farti temere”

Passeggiando su Viale Bistolfi, dal lato dei giardini, fra ippocastani, tigli e tante altre specie arboree più o meno comuni, può capitare che l’attenzione sia attirata da una panchina arancione decisamente fuori dal comune, che riporta una frase di Don Bosco: “Fatti amare, non farti temere”.

Bisogna insegnare ad amare Dio, piuttosto che temerlo, questo è l’insegnamento di San Francesco di Sales, che Don Bosco ha fatto suo, mettendolo in pratica con i suoi ragazzi ed esortando gli educatori a conquistare la fiducia dei giovani con l’amore e la benevolenza, piuttosto che suscitando il timore per le punizioni. Questa esortazione è attuale più che mai, è alla base della pratica educativa della comunità Harambée ed è caratteristica fondamentale della mission salesiana anche sul territorio casalese.

Harambée ha partecipato alla proposta del Comune di Casale, settore Tutela Ambiente (https://www.comune.casale-monferrato.al.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12199), che ha messo a disposizione delle panchine dei giardini della stazione da assegnare ad associazioni di volontariato perchè fossero colorate in modo personalizzato, al fine di far conoscere e sensibilizzare la cittadinanza rispetto ai diversi ambiti di interesse e azione delle singole associazioni.

Alcuni ragazzi di Harambée hanno accolto la proposta di partecipare e hanno collaborato alla realizzazione della panchina. Il disegno è opera di Muslum, un ragazzo del GApp; alla realizzazione, oltre a lui, hanno lavorato Lorenzo e Sergej, guidati e coadiuvati da Roberto Paparella. Questo lavoro è parte del laboratorio HARAMBEhEArt, che vede coinvolti ragazze e ragazzi nella realizzazione di lavori in legno e non solo.

La realizzazione della panchina ha richiesto due giorni di lavoro, una certa pratica manuale e tanta creatività, oltre alla voglia di lavorare insieme e lasciare un segno.

L’educatore, responsabile e conduttore del laboratorio, Roberto Paparella, ha saputo motivare e coinvolgere i ragazzi, appassionandoli al lavoro e facendo sì che la realizzazione di un oggetto – o la sua trasformazione – diventi strumento e metafora educativa e relazionale.

Le impronte delle mani di questi ragazzi sono colorate come le loro anime e come vogliamo che siano le loro vite, questa panchina può essere un segno tangibile del loro passaggio, del loro lavoro; può essere una scusa per fermarsi a riposare e a riflettere, un motivo per apprezzare la natura ed il creato ed essere grati di ciò che si ha, ma soprattutto di ciò che si è.

Venite a vederla, sedete e regalatevi un attimo per ascoltare il canto degli uccelli, per parlare con qualcuno, per scoprire Harambée!

Carolina Schiavone

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