Parliamo di affido con Anna e Oreste

Tastiera e chitarra terminano l’intro, le voci dei soprani intonano il canto d’ingresso della Messa domenicale, Cristina canta con grande trasporto, seguendo le note che galleggiano leggere nella navata laterale della basilica del Sacro Cuore di Gesù.

Cristina, sguardo dolce incorniciato da timidi riccioli castani, è un’adolescente, graziosa, un po’ schiva, che non manca però di regalare un suo sorriso a chi incontra sulla sua strada.

Frequenta il terzo anno della scuola Secondaria di II Grado, ama lo sport, uscire con le amiche e con gli amici. Come tante e tanti adolescenti.

Anna e Oreste, genitori affidatari da pochi mesi, com’è iniziata questa avventura?

“Abbiamo conosciuto Cristina in oratorio, un’adolescente ospite in comunità come tante che già avevamo incontrato negli anni. Alcune nostre esperienze ci avevano avvicinato a storie di affido, un’esperienza che però non avevamo mai effettivamente affrontato”.

Che cosa vi ha spinto a diventare genitori affidatari?

“Dopo anni senza più figli in casa ma con ancora la voglia di essere in qualche modo genitori, abbiamo quindi pensato che fosse arrivato il momento giusto per metterci in gioco. Parlare con i nostri figli ci ha dato la spinta finale e così, alcuni mesi fa, è iniziato questo percorso”.

Quali sono le ricchezze e le difficoltà dell’affido in generale e dell’esperienza di affido di un’adolescente?

“Avere un’adolescente in casa è entusiasmante e difficoltoso. Ci si deve nuovamente abituare alla condivisione degli spazi e ad abitudini che non sono le nostre; ci si impara a conoscere poco a poco, e chissà cosa si scoprirà domani. È necessario coraggio e rispetto, e soprattutto una grande e solida intesa nella coppia”.

Quanto conta la rete familiare, amicale, sociale, professionale?

“La rete che ci sta intorno è essenziale. Noi abbiamo una grande famiglia e tutti, per primi i nostri figli e poi tutti gli altri, hanno accolto Cristina con affetto e si sono messi a loro volta in gioco. Anche i nostri amici ci sostengono, lasciandosi un po’ contagiare dalla nostra scelta”. 

“La comunità (Harambée, n.d.R.) continua ad esserci vicina e ci supporta con la disponibilità continua di vari professionisti che aiutano sia noi che lei”.

Una bella avventura, una strada a volte in salita, da fare insieme…

“Abbiamo cominciato un cammino insieme, che sia una vita o solo un giorno, buon viaggio a noi”.

Carolina Schiavone

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