Sui passi di Don Bosco: da Mirabello a Lu Monferrato

“Una domenica diversa, quella del 1 ottobre scorso! Ci siamo alzati presto, sveglia alle 7,30, poi colazione e via, alle 8,30 appuntamento in cortile e partenza per Mirabello. C’eravamo tutti, noi della CER, il GApp, l’Over18, gli animatori, alcuni papà dell’oratorio…” racconta Cristian.

Per ricordare le famose passeggiate in cui don Bosco, insieme ai suoi ragazzi, percorreva le strade del Monferrato, attraversando vigneti ed entrando nelle case, incontrando persone e cambiando i destini di alcune, anche quest’anno la parrocchia del Valentino ha calcato un tratto di quei percorsi.

“Siamo andati con auto e pullmini a Mirabello, dove partiva la camminata per arrivare a Lu. Eravamo un po’ di persone, è sempre bello poter stare insieme, parlare, scambiarsi idee, pensieri, sentirsi ascoltati” dice Adil.

Non può che tornare alla mente l’immagine di don Bosco attorniato dai suoi figli “come pulcini o galletti di primo canto attorno alla chioccia, e sempre a piedi, divoratori di strade e di polvere”. Durante queste camminate si incontrava la gente del posto, che ospitava il santo e i suoi ragazzi; sono ancora nella memoria di molti i racconti delle fermate nei singoli paesi, presso le case dei preti, dei ricchi e dei poveri, le chiamate che hanno condotto alcuni – come Filippo Rinaldi, divenuto terzo successore di Don Bosco – a far parte della famiglia salesiana.

“Quando Don Bosco venne con i suoi giovani nel Monferrato Casalese colla passeggiata autunnale del 1861, non era uno sconosciuto. Grande era già la fama che egli vi godeva per la sua Opera” racconta Luigi Deambrogio ne “Le passeggiate autunnali di D. Bosco per i colli monferrini”, pubblicazione che documenta la nascita e lo sviluppo della Congregazione Salesiana nel nostro territorio.

“La giornata era molto bella. c’era il sole e faceva molto caldo. A Mirabello c’era una signora che ci ha fatto da guida, siamo passati dalle case salesiane, ci ha fatto vedere il percorso che faceva don Bosco e ci ha fatto scoprire tante cose che non sapevamo” continua Cristian.

“Il parroco di Lu ci ha accolto molto bene, mi è piaciuto come ha spiegato che è importante dire di sì alla chiamata del Padre” conclude.

“Sì, ci ha fatto l’esempio dei palloncini che ci ha fatto capire come essere più forti. Insieme…” chiosa entusiasta Rebecca.

“Poi abbiamo consumato il pranzo al sacco, abbiamo potuto giocare nel cortile della scuola materna e nella palestra. C’erano anche tanti bambini e, alcuni di noi, si sono divertiti a farli giocare” aggiunge Jacopo.

“Condividere bei momenti e divertirsi insieme, come una grande famiglia! Condividi la storia…https://www.instagram.com/reel/Cx3InoismAG/?igshid=MTc4MmM1YmI2Ng==” dice Irene.

A quanto pare è stata proprio una bella giornata, trascorsa insieme, a contatto con la natura, alla scoperta di un pezzetto della storia del nostro territorio e della nostra identità, a continuare il sogno di un povero prete che scendeva “dai colli con la sola madre accanto” e che ha realizzato un’Opera che ancora oggi accoglie e raccoglie giovani provenienti da qualunque luogo, specie se poveri e abbandonati, per farne donne e uomini pienamente realizzati nella propria umanità e nel proprio progetto di vita.

Carolina Schiavone

Condividi

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su whatsapp
Condividi su linkedin
Condividi su email

Altri articoli

Come in famiglia…

“Mi rivolgo a voi, genitori, insegnanti, catechisti, animatori… vi ricordo che l’educazione è cosa del cuore” -Don Bosco In casa Harambée, venerdì 18 ottobre, una

Equipe-day: progettualità, progettazione, progetto

Alla base dell’agire pedagogico dell’equipe di Harambée, oltre all’intenzionalità educativa, vi è la progettualità, vista classicamente come “tensione verso”, ma soprattutto come “visione oltre”, oltre