Visita alla Gipsoteca Bistolfi

Protagonisti di questa avventura siamo stati noi, ragazzi della comunità residenziale. Il giorno 15 aprile 2022, abbiamo visitato la Gipsoteca Bistolfi di Casale Monferrato accompagnati da Elena, una ragazza che ha svolto il suo servizio civile da noi e le volontarie Francesca e Denise, che ci affiancano nei compiti e in altre attività ludiche e culturali.

L’idea di questa visita nasce da una proposta fatta da un’altra nostra volontaria, Beatrice che fa il servizio civile al museo di Casale.

Due simpatiche guide che ci hanno condotto in Gipsoteca, iniziando proprio a dirci la funzione che ha questo luogo, ovvero che è un luogo dove vengono conservate riproduzioni di gesso (dal greco gypsos), ma anche di bronzo o di terracotta.

Dopo averci spiegato alcune opere, ci hanno fatto toccare dei frammenti di gesso, di terracotta e di bronzo per farci notare che i vari materiali hanno un peso differente, quindi anche una resistenza diversa e una durabilità nel tempo molto differente,  per il semplice motivo che il gesso non resiste alle intemperie e quindi va conservato all’ interno in ambiente controllato nella temperatura e umidità, invece la terracotta resiste alle intemperie, ma al primo urto si rompe in mille pezzi; infine il bronzo è molto resistente, resiste alle intemperie e agli urti e si può tenere sia all’interno che all’esterno.

Dopo la spiegazione delle varie componenti delle opere ci hanno detto che per creare le statue di gesso veniva messa prima una base interna di legno per far sì che il gesso si attaccasse bene e si solidificasse bene, infatti il gesso è un po’ come la malta.

Invece le statue di terracotta venivano modellate con dei torni e messe successivamente in forni appositi predisposti ad alte temperature, per far sì che si solidificassero.

Le statue di bronzo venivano fatte tramite degli stampi appositi, all’interno dei quali veniva colato il bronzo fuso e fatto riposare per far sì che si solidifichi, con un’apposita operazione, per far rimanere l’interno cavo, un’ po’ come un uovo di Pasqua. La gipsoteca custodisce opere di Leonardo Bistolfi (che nasce a Casale Monferrato il 15 marzo del 1859 da Giovanni, intagliatore e scultore e da Angela Amisano maestra); l’artista ottiene nel 1874 una borsa di studio dal Comune di Casale Monferrato per frequentare l’Accademia Brera di Milano.

Lavora per importanti famiglie ricche che gli venivano commissionavano opere funerarie che rappresentassero il defunto. Bistolfi non amava questo tipo di opere, ma visto che era ben pagato, lo faceva con grande maestria ed estro: non rendeva la composizione troppo triste, infatti in molti particolari si nota una concezione che si apre alla speranza, che allevia la sofferenza della perdita e della morte.

Desiderando di studiare con lo scultore Odoardo Tabacchi si trasferisce a Torino, e da subito partecipa alle annuali Esposizioni Della Società Promotrice delle Belle Arti e questo aumenta la sua visibilità. Alla VI Esposizione Internazionale della Città di Venezia del 1905 gli viene dedicata una sala personale in cui espone oltre venti opere, tra cui il gesso de Il funerale di una vergine. Ed è proprio in quella occasione che ottiene la medaglia d’oro per la scultura. Nel 1908 gli viene affidato dal comune di Bologna un importante compito, creare un imponente gruppo marmoreo dedicato al poeta Carducci. L’opera terrà lo scultore impegnato per circa vent’anni. In seguito crea e realizza il gruppo de Il sacrificio per il Monumento a Vittorio Emanuele II, a Roma.

Incontra anche il padre della criminologia, Cesare Lombroso, il quale sosteneva che l’aspetto fisico delle persone indicava se fossero criminali oppure no; da questo suo incontro con Lombroso, Bistolfi crea una scultura di gesso dalla quale emerge la sua natura scettica, ma anche che era un uomo molto superstizioso e burbero.

Negli anni Venti lavora alla realizzazione di diverse opere, tra cui lo straordinario Monumento a Garibaldi a Savona, il Monumento ai Caduti di Casale Monferrato e quello per i Caduti a Torino. 

Bistolfi muore il 3 settembre del 1933 a La Loggia e riposa al cimitero di Casale Monferrato. 

Io e gli altri ragazzi abbiamo gradito molto questa mattinata culturale, abbiamo scoperto cose che non sapevamo di questo artista, lustro per la nostra cittadina, ci siamo commossi di fronte al pathos che traspare dai volti delle figure rappresentate, dei personaggi reali ma soprattutto da quelli allegorici.

Consiglio calorosamente la visita a questo museo dai ragazzi fino agli anziani perché è un’esperienza bella, unica e indimenticabile che sa risvegliare dentro ognuno di noi la consapevolezza e la valorizzazione dei beni culturali che sono anche pezzi della nostra cultura della nostra città che vediamo e ammiriamo anche senza farci caso tutti i giorni. Il museo di Casale offre tante opportunità e percorsi diversi, per tutti i gusti (www.comune.casale-monferrato.al.it/museo-didattica ).

L’ingresso al museo inoltre è gratuito la seconda domenica, un’occasione imperdibile per godere della visione di opere davvero toccanti e mirabili.

Ref. Raimondo Cristian Parraco

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