Insieme sulla neve

È notte fonda mentre ritorno a casa, stanco, di quella stanchezza soddisfatta che parla e racconta di qualcosa di bello.

Era il 30 dicembre.

Eravamo partiti due giorni prima, con tre pulmini e un’auto, stracolmi di bagagli e rifornimenti per i giorni di vacanza. Perché stavolta eravamo tanti: dopo anni il “Valentino” si muoveva al completo, organizzando un campo in montagna, presso Cesana torinese, che univa Harambée, Gapp, Over 18 e Oratorio.

Quando sono uscito di casa il 28, per raggiungere il gruppo, la mia testa era piena di domande: come andranno questi giorni? La logistica? Il meteo sarà favorevole? Ma soprattutto: i ragazzi torneranno soddisfatti e arricchiti dall’esperienza? Come si integreranno le diverse realtà tra loro?

Appena giunto nel cortile dell’oratorio, ecco le risposte ai miei interrogativi: gli sguardi entusiasti dei ragazzi che si adoperavano per caricare i mezzi, la preghiera d’inizio e la partenza con il piede giusto. Arrivati a Cesana e sistemato il necessario, ci siamo subito attrezzati per affrontare la neve (poca a dire il vero) e siamo partiti in esplorazione, ognuno con le proprie modalità: chi si è immediatamente gettato nel manto bianco, chi cercava posti dove scivolare nei giorni successivi e chi semplicemente chiacchierava e ammirava il panorama. In poco tempo la voglia di giocare è cresciuta e abbiamo colto l’occasione per improvvisare un’attività. Credo che la battaglia a palle di neve del primo giorno abbia racchiuso perfettamente lo spirito di questo campo: poche ma fondamentali regole, l’onestà nel rispettarle; la partecipazione di tutti e la collaborazione necessaria per erigere i muri difensivi. La scelta dei ruoli e la necessità di affidarsi ai compagni, in alcuni casi appena conosciuti, e infine, l’esplosione di divertimento, catartico ma non sguaiato, stancante e soddisfacente.

Il tempo è volato tra giochi organizzati, momenti liberi in cui i gruppi hanno potuto conoscersi e integrarsi, gite fuori porta, senza dimenticare i pasti offerti dagli abili volontari, vero momento di Comunità. Il tutto nella semplicità e spontaneità di Don Bosco: come detto la neve non era molta, così come il meteo non è sempre stato clemente, eppure vedere come i ragazzi abbiano saputo godersi quanto il luogo aveva da offrire, inventandosi sempre nuovi modi per stare bene insieme nel rispetto delle proprie attitudini e capacità, ha davvero riempito il cuore di tutti.

Si sa però che la crescita passa anche da momenti di riflessione, per cui il cuore pulsante di questi giorni sono state le attività proposte da Don Alberto: partendo dal racconto di Dickens, A Christmas Carol, abbiamo provato singolarmente a riflettere sul nostro passato e sui momenti topici che ci hanno portato dove siamo, sul nostro presente e sulla qualità delle relazioni che lo contraddistinguono e, con uno sforzo non indifferente, su come vorremmo essere ricordati dopo la nostra fine terrena; divisi per età, abbiamo poi tentato di condividere liberamente quanto emerso. Sono stati momenti intensi, in cui le differenze sono state davvero una ricchezza e dove tutti, dai più giovani ai più datati, abbiamo potuto rallentare e metterci in discussione con l’obiettivo di aggiungere qualche freccia in più nella faretra delle nostre possibilità per affrontare il futuro.

Le mie domande hanno dunque trovato risposta? Da educatori dobbiamo avere la piccola presunzione di saper capire i nostri ragazzi, per cui, guardandoli, mi permetto di dire che l’obiettivo è stato centrato: vedere realtà diverse amalgamarsi, la voglia che tutti hanno avuto di condividere anche alcune parti difficili della propria vita, i sorrisi e la partecipazione di ognuno, così come la tristezza e quella punta di nervosismo che hanno accompagnato il rientro a casa, mi fanno presumere che Don Bosco ci abbia regalato un’altra esperienza arricchente e mi fanno venir voglia di riprovarci in futuro.

Siccome però presuntuoso non riesco ad esserlo del tutto, ecco alcune piccolissime testimonianze dirette dei ragazzi di Harambée:

“La montagna è stato un sogno, divertirmi con le persone che mi stanno vicino, ma anche i miei vicini di casa come il GAPP e l’Oratorio. E’ stata una bella avventura alla scoperta della felicità.” – Pier –

“La cosa più bella di Cesana è stato lo spirito di gruppo che ho trovato. E’ stato bello stare tutti insieme come una famiglia. Mi sono piaciute molto le attività di gruppo che abbiamo fatto e i giochi nella neve. Spero di rivivere dei momenti così belli e spensierati.” – Miryam –

“La montagna di Cesana, per me, non è stata molto emozionante. Ho passato la mia montagna a divertirmi come non mai con le ragazze e ho allacciato nuovi rapporti, ma i ragazzi con cui ero amica mi sono sembrati distanti. Sono stata molto bene, ma non so se lo rifarei.” – Giorgia –

“A me è piaciuto quando abbiamo fatto le palle di neve e poi abbiamo giocato tutti insieme.” – Maria –

“La casa era bella anche se il riscaldamento era rumoroso, i custodi erano molto gentili. La neve era poca, ma la zona montana era eccellente e i paesini limitrofi molto carini.” – Cristian –

“Il viaggio a Cesana è stata una bella esperienza, perché ho avuto l’opportunità di conoscere meglio molti ragazzi di Oratorio, GAPP, Over 18 e Harambee. Ci siamo divertiti sulla neve a slittare e abbiamo saputo stare bene anche con poco. I tre giorni sono stati pieni di tantissime attività che hanno vivacizzato la giornata. C’era un bel clima, mi è spiaciuto non poter stare di più.” – Anwar –

“Non ci divertivamo da tanto con ragazzi esterni alla comunità, che non ci giudicavano e ci apprezzavano per chi eravamo. Mi è piaciuto molto avere stanze miste e conoscere persone nuove. Sono stato felice.” – Adil –

Rif. Davide Rago

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