L’Avvento è il tempo dell’attesa, un tempo per prepararsi al Signore che viene, che si incarna e viene a vivere in mezzo a noi.
Per noi cristiani, l’Avvento – inizio dell’anno liturgico – segna il tempo dell’attesa, della preparazione alla nascita del Redentore, si contano i giorni che mancano al Natale.
L’attesa crea spazio e silenzio dentro di sé, desta attenzione e porta conversione, desta e ridesta i cuori, “tiene svegli”, insegna pazienza e orienta al desiderio.
Mai come oggi – epoca del tutto e subito – è necessario educare all’attesa, insegnare ad aver pazienza, a riconoscere e rispettare il tempo e l’altro. Dobbiamo educare al desiderio, all’attesa di ciò che è prezioso ed ha davvero valore.
Quotidianamente facciamo esperienza del fatto che le leggi di mercato e le strategie di marketing ci vogliono tutti consumatori, quando non ci rendono addirittura “prodotti”, come spiega il docufilm “The social dilemma”. Senza quasi rendercene conto diventiamo consumatori/fruitori insaziabili se non compulsivi, lasciamo che siano orientate le nostre scelte, i nostri gusti, le nostre idee nella direzione dell'”usa e getta”, della corsa verso l’avere sempre di più, dimenticando il nostro essere.
Viene quasi spontaneo affermare che bisogna imparare e insegnare l’attesa, la pazienza e l’ascolto di sé e dell’altro.
Ma come fare con i nostri giovani? Si chiede loro di avere pazienza? Di imparare ad attendere? Basta dirlo?
L’attesa, come la pazienza e l’ascolto, vanno vissute e sperimentate in prima persona, il gusto dell’attesa va “proposto”, accompagnato nel quotidiano: gesti semplici e significativi, come il calendario dell’Avvento o i laboratori creativi che si fanno in Harambée sono proposte educative che coinvolgono ragazze e ragazzi, non solo cristiani, in situazioni di scambio e collaborazione, di riflessione e confronto, di divertimento e sostegno reciproco, cose che creano ben-essere. Ognuno collabora mettendo a frutto i propri talenti e sperimentando la gratificazione dell’essere protagonisti quando è il proprio momento.
Ogni anno si prepara un calendario dell’Avvento per ogni realtà di Harambée, per la CER, il GApp, il CEM, L’Over18: ogni giorno una delle ragazze o dei ragazzi apre il sacchettino/cassettino e scopre un pensiero da meditare e condividere e un piccolo dono.
Pensieri su cui riflettere, da soli o insieme agli altri, pensieri che accendono una luce, immagini che sostengono un sogno, parole che incoraggiano e raccontano un progetto di vita, idee che costruiscono, un pezzettino per volta, il futuro.
“A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato”
(Jim Morrison)
Nell’attesa si impara a gestire la frustrazione, cominciando dalle situazioni quotidiane, dagli impegni e dal servizio, dal gioco allo studio e il lavoro. Far sì che questi apprendimenti passino nell’ambiente di vita di tutti i giorni, riduce il ricorso ai divieti e alla coercizione, educa “in positivo”.
Vivere insieme, con-vivere obbliga al rispetto dell’altro, delle regole sociali, dei turni, richiede pazienza e “senso di comunità”. Avere cose in comune – che siano oggetti materiali, spazio o tempo ed attenzioni di persone di riferimento – implica il doversi adeguare anche alle esigenze altrui, il saper rimandare il soddisfacimento dei propri bisogni, il coltivare desideri e aspirazioni, aspettando il tempo giusto perché un fiore sbocci, un frutto maturi o dalla crisalide emerga una farfalla.
L’attesa permette di gustare e riconoscere il valore di un dono, il desiderio insegna ad alzare gli occhi al cielo e sognare; imparare ad ascoltare e riconoscere l’altro con i suoi bisogni e desideri getta le basi del vivere comune, del progettare insieme cose grandi, cose per cui svegliarsi ogni mattina col desiderio e l’entusiasmo di chi ha degli obiettivi e sa dove vuole andare. Insieme…
Carolina Schiavone